Le voci delle vittime

La parola degli esperti

Le volontarie di PermessoNegato Ilaria Lavarini, dottoressa in Psicologia Clinica e Dinamica, e Edel Margherita Beckman, criminologa clinica e responsabile della formazione presso l'associazione, approfondiscono gli effetti del deepnude sulle vittime.

Intervista esclusiva

Quali sono gli effetti e le ricadute psicologiche, sia a breve che a lungo termine, su una vittima di deepnude?

“A breve termine, le vittime di deepnude sperimentano un crollo repentino e devastante della loro reputazione, che non riguarda solo l’ambito personale, ma si estende anche a quello professionale, scolastico e sociale. Questa frattura nella percezione di sé porta spesso a disturbi del sonno, alterazioni dell’umore, isolamento sociale e, sovente, al rifiuto di utilizzare i social network, strumenti percepiti come origine della propria umiliazione. A lungo termine, le ripercussioni psicologiche possono rivelarsi ancora più devastanti: disturbo post-traumatico da stress, stati depressivi cronici, pensieri suicidari, episodi di autolesionismo e, nei casi più estremi, conseguenze fatali. La natura del fenomeno deepfake, rispetto alla diffusione non consensuale di materiale intimo originariamente condiviso volontariamente, rende il danno psicologico ancora più complesso. La vittima, infatti, si trova priva di ogni controllo sulla situazione, poiché il materiale è spesso creato senza il suo coinvolgimento diretto. Questo aggiunge un ulteriore livello di vulnerabilità, amplificando il trauma e rendendo l'abuso digitale ancora più difficile da affrontare.”

Come può una vittima affrontare questa forma di abuso?

“Il primo passo per una vittima di deepnude è evitare l’isolamento, che rischia di esacerbare ulteriormente il disagio, poiché il trauma verrebbe interiorizzato in una spirale di pensieri autolesivi, senza alcun confronto esterno. È fondamentale che le persone vicine alla vittima non ricorrano a giudizi o colpevolizzazioni, ma piuttosto offrano un supporto empatico e concreto. Questo implica accompagnare la vittima nel delicato percorso di denuncia, orientandola verso professionisti qualificati, come avvocati, psicologi e psicoterapeuti, in grado di affrontare la situazione sia nell’immediato che nel lungo periodo. Il trattamento psicologico dovrebbe essere strutturato su una doppia prospettiva: da un lato, occorre contenere l’emergenza e il trauma immediato, dall’altro, è essenziale sviluppare strategie preventive per evitare ricadute future. Il percorso terapeutico deve aiutare la vittima a costruire resilienza, fornendo strumenti emotivi per difendersi da nuovi traumi e rinforzare la propria capacità di affrontare le sfide future.”

In quale modo il fenomeno del deepnude differisce dalle altre forme di violenza, sia digitale che fisica?

“Sebbene la risonanza psicologica iniziale del deepnude possa essere paragonata a quella di un abuso fisico, in quanto entrambe le forme di violenza mirano a ledere l'integrità della persona, i deepfake introducono una dimensione di maggiore complessità. A differenza di altre forme di abuso, dove esistono possibili vie di intervento tangibili e reattive, nel caso dei deepnude la vittima è costretta ad affrontare una violazione che si svolge nell’ambito del digitale, un terreno in cui la percezione di impotenza è amplificata, unita alla mancata consensualità. Per le vittime, la sfida più ardua è quella di ricostruire la propria identità sociale e personale, un processo che richiede un sostegno psicologico continuo: il recupero implica un lungo lavoro sul senso di sé, poiché il danno non è solo fisico, ma investe anche l’immagine e la reputazione pubblica della persona, esponendola ad una violazione della propria privacy senza precedenti.”

Se venissi a conoscenza dell’esistenza di deepfake a sfondo sessuale di un mio conoscente, come posso segnalarglielo e aiutarlo?

“In una situazione del genere, è cruciale agire con molta prudenza. È preferibile comunicare l’informazione in un contesto protetto, evitando di inviare uno screenshot che potrebbe esporre ulteriormente la vittima. È fondamentale offrire un sostegno psicologico immediato, mostrando vicinanza fisica e una disponibilità all’ascolto. La persona deve sentirsi compresa e supportata concretamente. In seguito, è consigliabile indirizzarla verso professionisti qualificati, come avvocati o psicologi, in grado di fornirle assistenza legale e psicologica.”

Quali sono le dinamiche che spingono a realizzare deepnude?

“Un’opinione diffusa e profondamente radicata nella percezione collettiva considera la creazione di deepnude come un mero gioco, un’attività priva di reale portata lesiva, equiparabile alla produzione di un semplice sticker da condividere tra amici tramite applicazioni di messaggistica come WhatsApp. Questa rappresentazione, spesso banalizzante, porta a classificare il fenomeno come una "bravata adolescenziale", sminuendone le implicazioni e il grave danno che arreca alle vittime. Tale visione, seppur diffusa, dimostra quanto sia necessaria una sensibilizzazione più ampia rispetto alla reale natura di questo tipo di violenza digitale. Proprio per questa ragione, la nostra associazione si impegna attivamente nel contrastare la terminologia fuorviante, o ritenuta inefficace nel restituire un quadro esaustivo delle singole casistiche di reato, come il termine revenge porn. Esso, a nostro avviso, è inadeguato, dal momento che definisce e circoscrive in modo generico tutta la complessità e la varietà di dinamiche che si celano dietro tali atti. Le finalità sottese alla creazione e diffusione di deepnude, infatti, sono molteplici e spesso intersecano dinamiche di potere, controllo e umiliazione. Possono spaziare da intenti vendicativi, alla sextortion, fino al puro desiderio di denigrare la vittima, riducendola a un oggetto di scherno. Non va inoltre sottovalutata la matrice della mascolinità tossica, che alimenta l’idea di “giocare” con l’immagine altrui, senza alcuna considerazione delle conseguenze psicologiche e sociali. Alla luce di questa complessità, risulta impossibile tracciare un identikit univoco dei carnefici o delle vittime. Uomini, donne, persone di ogni età e orientamento sessuale possono trovarsi coinvolti, in qualità di vittime o di perpetratori, a dimostrazione del carattere trasversale e pervasivo del fenomeno. È quindi imperativo adottare un approccio critico e consapevole, che riconosca la gravità di queste azioni e la loro incidenza su tutte le sfere della vita individuale e sociale.”

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